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Breve storia del vino
Il nettare di Bacco è certamente la bevanda più antica e apprezzata al mondo, musa ispiratrice di grandi artisti e fonte di allegria per gli uomini semplici. L’evoluzione dei gusti e delle tecniche produttive costituisce un’affascinante chiave di lettura delle civiltà, che in ogni epoca hanno fatto del vino uno status symbol, portavoce di cultura, aspirazioni e contraddizioni.
10000 a.C.~3500 a.C.
Il Neolitico e la scoperta del vino
Con la “rivoluzione neolitica” l’uomo abbandona il nomadismo e inizia a dedicarsi all’agricoltura. La maggior parte degli studiosi colloca la nascita della viticoltura in un’area compresa tra la Turchia orientale, l’Iran occidentale e il massiccio del Caucaso (Georgia, Armenia e Azerbaijan). Sembra che il vino sia stato scoperto casualmente in seguito alla fermentazione accidentale di alcuni grappoli d’uva conservati dentro un recipiente. In Georgia e Armenia gli scavi archeologici hanno riportato alla luce cantine databili tra il 6000 e il 5000 a.C. contenenti presse, coppe e oggetti per la lavorazione e la conservazione del vino..
3500 a.C.~1000 a.C.
Le prime civiltà enoiche in Mesopotamia, Egitto e Palestina
Tra i primi popoli impegnati nella coltivazione della vite ci sono i Sumeri, stanziati in Mesopotamia nella striscia di terra fra il Tigri e l’Eufrate. Come testimoniano i papiri e le pitture tombali, nell’Antico Egitto il vino è considerato una bevanda destinata ai faraoni, ai sacerdoti e agli alti funzionari per le cerimonie religiose e sociali. Le numerose informazioni sulla viticoltura in Palestina ci giungono dai libri dell’Antico Testamento. La tradizione giudaica identifica in Noè il fondatore della viticoltura: dopo il diluvio universale, il patriarca scende dall’arca e pianta la prima vigna.
776 a.C.~146 a.C.
Il vino nell’antica Grecia e nella magna Grecia
In Grecia il vino si diffonde fino a diventare un elemento base della produzione agricola insieme al grano e alle olive. La cultura ellenica lo collega al culto di Dioniso, dio della forza vitale e dell’ebbrezza. I Greci sorseggiano vino durante banchetti conviviali detti simposi. Si tratta di una bevanda speziata, aromatizzata con miele e allungata con acqua, che viene versata da anfore di terracotta riccamente decorate. La colonizzazione ellenica introduce la viticoltura in tutta l’area del Mediterraneo. In Italia, la zona della Magna Grecia – e in particolare i territori dell’attuale Calabria – viene ribattezzata Enotria, terra del vino.
753 a.C.~476 d.C.
Il vino nella società etrusca e in epoca Romana
Gli Etruschi, stanziati in un’area compresa fra Toscana, Umbria e Lazio, coltivano le viti maritandole agli alberi e selezionano alcune varietà tipiche quali il Trebbiano e il Sangiovese. In epoca romana la viticoltura prospera diffondendosi in Francia e nel resto d’Europa. Nel De Agri Cultura, la più antica opera in prosa di lingua latina, Catone il Censore definisce la vite come la più importante coltura della penisola, mentre Plinio il Vecchio, nel suo Naturalis Historia scrive la frase In vino veritas. Bere vino viene considerato licenzioso e i maschi non possono accostarsi alla bevanda prima dei 30 anni, mentre per le donne vige il divieto assoluto.
476 d.C.~1500
L’opera degli ordini monastici nel medioevo
Dopo le invasioni barbariche e la caduta dell’Impero romano, l’Europa è attraversata da una grande crisi agricola. Molte campagne vengono abbandonate e la viticoltura sopravvive solo grazie all’opera degli ordini religiosi. In particolare i monaci benedettini e cistercensi (l’ordine fondato nel 1098 da Roberto di Molesme nell’abbazia di Citeaux, in Borgogna) continuano a coltivare le vigne all’interno dei monasteri, destinando il vino alle celebrazioni liturgiche e al consumo personale. Anche l’imperatore Carlo Magno s’interessa allo sviluppo della viticoltura, come testimoniano alcune norme del Capitulare de Villis.
1600
Le innovazioni e le nuove rotte commerciali del Rinascimento
Agli inizi del Seicento i progressi della lavorazione del vetro consentono la realizzazione di bottiglie più resistenti e rendono la soffiatura meno dispendiosa. Allo stesso periodo risale anche l’uso del tappo in sughero e del cavatappi. Queste nuove tecniche permettono una migliore conservazione dando avvio alla produzione dei vini di riserva, che in Francia vengono definiti vins de garde in contrapposizione ai vins de primeur. La conquista del Nuovo Mondo e l’avvio di nuove rotte commerciali portano il vino anche in America, mentre in Europa compaiono i primi vini fortificati: Porto, Madeira, Sherry e, successivamente, il Marsala siciliano.
1668
L’invenzione dello Champagne
Il 1668 è convenzionalmente indicato come l’anno della nascita dello Champagne, le prime bollicine della storia del vino. La celebre “invenzione” è attribuita all’abate benedettino Dom Piérre Perignon, tesoriere dell’abbazia di Hautvillers, vicino ad Épernay, che riorganizza i vigneti del monastero e si impegna nella selezione di alcuni vitigni, a cominciare dal Pinot nero. La leggenda vuole che lo Champagne sia nato per caso da un errore di vinificazione che portò allo scoppio di alcune bottiglie, mentre un’altra versione fa riferimento all’aggiunta di fiori e zucchero in bottiglia con funzione di agenti lievitanti.
1700
Dalla gelata al primo decreto sulle zone di produzione del Chianti
Nel gennaio-febbraio 1709 l’Europa è colpita da una straordinaria ondata di freddo e le gelate decimano i vigneti in numerose zone della Francia, della Germania e dell’Italia del Nord, che saranno poi reimpiantati con varietà più resistenti e produttive. Nel 1716 il Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici delimita con un decreto le zone di produzione del Chianti, del Pomino e del Carmignano, all’epoca già così rinomate da necessitare una forma di tutela. Il bando può essere considerato il primo disciplinare di produzione della storia, antesignano delle attuali Denominazioni di origine.
1855~1885
Lo sviluppo di un approccio scientifico
Nella seconda metà dell’Ottocento il chimico francese Louis Pasteur dimostra l’attività dei lieviti e il loro ruolo centrale nella fermentazione, gettando le basi per l’enologia moderna. Negli stessi anni nasce l’ampelografia, la scienza che studia e classifica le caratteristiche morfologiche dei vitigni, e l’agronomia si orienta verso un approccio scientifico. L’attenzione per la ricerca e le sperimentazioni porta alla messa a punto di alcuni grandi rossi italiani come il Barolo, il Brunello, il Chianti secondo la formula Ricasoli. Intanto in Francia, nel 1855, viene ufficializzata la prima classificazione dei vini di Bordeaux.
1850
In Europa si abbatte il flagello della fillossera
La fine del XIX secolo è ricordata per la diffusione di alcune terribili malattie della vite come l’oidio, la fillossera e la peronospora che si propagano in tutta Europa portando alla distruzione o al grave danneggiamento di quasi tutti i vigneti. Per la fillossera, un insetto giunto dall’America che attacca le radici della pianta provocandone rapidamente la morte, l’unico rimedio si rivela l’innesto di viti europee su portainnesto di vite americana, immune dal parassita. In Italia, a partire dagli anni ’70, sono istituite alcune Regie Scuole di Viticoltura ed Enologia, a cominciare da quella di Asti e Conegliano Veneto.
1900~1940
La nascita della viticoltura moderna
Il XX secolo segna uno straordinario rinnovamento delle conoscenze agronomiche ed enologiche, portando a una profonda trasformazione delle tecniche tradizionali. Tra le novità va segnalata la progressiva razionalizzazione degli impianti: le viti vengono riorganizzate in filari a distanza regolare, così da poter essere più facilmente lavorate. Sono introdotti prodotti chimici per i trattamenti e si procede alla selezione delle cultivar e delle forme di allevamento più performanti. A questo periodo risale la fondazione di molte aziende destinate a diventare protagoniste dell’enologia italiana nella seconda metà del Novecento.
1940~1970
Dall’abbandono delle campagne alla nascita della DOC e DOCG
Durante gli anni del secondo conflitto mondiale la crisi economica riduce drasticamente le attività agricole e negli anni Cinquanta molti contadini abbandonano le campagne lasciando i vigneti in stato di abbandono. Il 1963 segna la nascita del sistema di classificazione delle Denominazioni di Origine Controllata, fondato sul legame imprescindibile tra il vino e il territorio, mentre verso la fine degli anni Settanta è introdotta anche la Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). Nel 1967 fa il suo debutto il Vinitaly, la fiera di Verona dedicata alla produzione vinicola nazionale.
1970~1990
La strada verso la qualità
A partire dagli anni Settanta la produzione intraprende un nuovo corso. I gusti dei consumatori cambiano e i produttori decidono di puntare sulla qualità offrendo vini meno strutturati, più leggeri ed eleganti. In vigna si procede con le selezioni massali e la ricerca dei migliori cloni, mente in cantina si introducono nuove tecnologie, come il controllo della temperatura e i serbatoi di acciaio inox per la vinificazione. Si sviluppa la moda dell’affinamento in barrique a discapito delle botti grandi e comincia la riscoperta delle varietà autoctone. Sono gli anni del boom delle esportazioni e gli Usa si affermano come il primo mercato.
1990~2000
Le nuove sfide dell’export e la globalizzazione
Il XX secolo si chiude nel segno della globalizzazione e dello sviluppo di mercati emergenti come Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Si fa sempre più evidente la dicotomia tra l’Europa, saldamente legata alla nobile tradizione e al terroir; e le nuove potenze extra-europee, impegnate a costruirsi il proprio stile spingendo sulle nuove tecnologie. In Italia i consumi interni diminuiscono e molte Cantine intraprendono la via dell’export. Per distinguersi è necessario coniugare una buona capacità imprenditoriale con aspetti di marketing e comunicazione. Il Prosecco inizia la sua scalata internazionale, affermandosi come una delle bollicine più apprezzate.
2000~2015
Viticoltura di precisione, genetica e sostenibilità ambientale
Il Duemila si apre con nuove sfide scientifiche sul fronte della genetica del vino, ovvero lo studio del Dna. L’altro grande tema è quello della viticoltura di precisione che, grazie all’uso di satelliti e tecnologie di ultima generazione, consente di mappare il vigneto per conoscere lo stato delle piante, procedendo con interventi mirati. Anche la questione della sostenibilità ambientale si fa sempre più attuale. Le cantine si attrezzano con impianti fotovoltaici, centrali a biomasse e certificazioni, mentre in vigna l’approccio green prevede la riduzione se non l’esclusione di prodotti chimici.
2016
L’entrata in vigore del testo unico del vino
Dopo tre anni di lavori tra Senato, Ministero per le Politiche Agricole e sindacati, a fine 2016 entra finalmente in vigore il Testo Unico del Vino. Nei suoi 90 articoli sono riunite, armonizzate e semplificate centinaia di normative preesistenti, con notevole riduzione delle pratiche burocratiche in materia di produzione, commercializzazione, etichettatura, DOP e IGP. L’introduzione del Registro Unico dei Controlli permette di disciplinare più razionalmente le sanzioni lungo tutta la filiera. L’obiettivo è quello di migliorare la competitività di un settore che vale oltre 14 miliardi e supera i 5,5 miliardi di export.
Testo Jessica Bordoni
Illustrazioni Sabrina Morreale