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Design after Design
Torna a Milano, a distanza di vent’anni, un evento che catalizza l’attenzione mondiale: l’Esposizione Internazionale della Triennale.Un appuntamento straordinario che da aprile a settembre trasforma la città in un coacervo di mostre ed eventi di arte, design, architettura, moda e cinema. La manifestazione nasce a Monza nel 1923 e si trasferisce a Milano nel 1933: la sua sede storica, il Palazzo dell’Arte, è punto di riferimento della vita culturale milanese. Ospita, infatti, il Triennale Design Museum, mostre temporanee a carattere internazionale, una biblioteca specializzata, un teatro e spazi d’intrattenimento.21st Century. Design after Design è il titolo dell’Esposizione Internazionale e coinvolge, attraverso venti mostre, più zone di Milano, a esaltare i diversi luoghi che arricchiscono la città: l’ex Ansaldo, l’Hangar Bicocca, la Fabbrica del Vapore, l’Università Iulm, il Campus del Politecnico, il Museo delle culture e il Museo nazionale della scienza e della tecnologia. Fuori Milano, è allestita una mostra alla Villa Reale di Monza.
L’evento ha preso il via a pochi giorni dall’inizio della settimana dedicata al Salone del Mobile che anche quest’anno ha raccolto turisti da ogni angolo del mondo. Ed è proprio la prestigiosa fiera di arredamento e design milanese che, in occasione della XXI Esposizione Internazionale, presenta “Stanze. Altre filosofie dell’abitare”, a cura di Beppe Finessi. La mostra mette in scena l’architettura degli interni interpretata da 11 grandi progettisti che si confrontano sui temi più significativi e profondi della società contemporanea.
Il Salone del Mobile, che si attesta come luogo di sperimentazione, business, innovazione e cultura, ha raccolto la sfida dell’Esposizione Internazionale della Triennale: sottolineare il compito speciale dell’architettura degli interni e dare una visione proiettata verso il futuro dell’abitare. Nelle abitazioni si svolge gran parte della vita delle persone ed è per questo che i progettisti d’interni pensano e ridefiniscono spazi e ambienti che, attraverso forme e colori, cullano il tempo di chi vive quelle case, sfiorandone i corpi e registrandone umori e passioni.
Le 11 stanze suggeriscono tematiche e sensazioni differenti. Tutte nel segno di sperimentazioni e valorizzazioni del design che inducono alla riflessione sui modi di vivere di ognuno di noi.
Risonanze, di Andrea Anastasio, intende dar forma a un insieme di polarità, che sono state individuate nella riflessione sullo spazio domestico: interno-esterno; microcosmo-macrocosmo; isolamento-relazione; chiuso-aperto; dialogo-indifferenza; sanità-malattia.
Circolare, circolare di Manolo De Giorgi pensa a un abitare guidato dagli spazi di movimento, strisce che si accostano l’una con l’altra fino a formare un ambiente dettato da “operazioni in corso”. Non è la stanza a “contenere” le funzioni, ma gli spazi di distribuzione a “servire” le funzioni.
L’opera Ursus di Duilio Forte nasce per dare la possibilità di provare un’esperienza abitativa minima all’interno di una forma zoomorfa. L’interno è abitato da molti oggetti, sculture, libri e immagini legati al mondo scandinavo, alla mitologia e ai viaggi.
L’assenza della presenza di Marta Laudani e Marco Romanelli analizza il valore delle “assenze” nel “nuovo modello abitativo”. Nella gestione degli spazi interni il tempo si dibatte in alternative dicotomiche tra mostrare e celare, ovvero tra presenza e assenza, e tra “palestra” e “palcoscenico”.
La vie en rose di Claudio Lazzarini e Carl Pickering presenta lastre di vetro dal rosa al rosso Bordeaux che definiscono le pareti di una cellula abitativa minima che indaga le potenzialità tecniche, estetiche ed etiche delle nuove tecnologie del fotovoltaico.
D1 di Francesco Librizzi è una stanza che racconta la scoperta dello spazio domestico. È la “prima stanza dell’uomo”, la soglia che divide la natura, oltre la quale lo spazio non è più selvatico ma domestico. Fa leva sulla fantasia mitica di un momento originario in cui, per la prima volta, un uomo si è fermato perché affascinato dalle qualità di un luogo e ha deciso di rimanervi.
Le mie prigioni di Alessandro Mendini coglie la percezione di vivere chiuso dentro a una prigione. Una stanza introversa, un perimetro bloccato, uno spazio mentale invalicabile, piccolo e anche enorme, comunque tutto chiuso.
INTRO di Fabio Novembre è una stanza per il sogno realizzata in pelle con finiture di alta selleria all’interno di un guscio sferico rivestito esternamente di specchi. Il sonno è quella soglia spazio-temporale che ogni notte riporta all’originaria immersione amniotica, ma che ogni giorno obbliga a rinascere, più umani e più coscienti che mai.
Lo studio Carlo Ratti Associati presenta Lift-Bit, il primo sistema d’arredo connesso in rete. Il progetto consiste in una seduta imbottita, modulare e riconfigurabile, che sfrutta le tecnologie Internet-of-Things per definire una nuova esperienza abitativa. Il prototipo di Lift-Bit nasce dalla combinazione di una serie di singoli sgabelli esagonali. Controllato in remoto tramite app, ogni sgabello può raddoppiare o dimezzare la propria altezza, andando così a riconfigurare lo spazio in un numero potenzialmente infinito di combinazioni.
La petite chambre di Umberto Riva ripensa il Cabanon, rifugio costruito da Le Corbusier in Costa Azzurra nel 1952 e diventa il pretesto per riflettere sullo spazio essenziale per l’uomo.
In prospettiva di Elisabetta Terragni è il progetto di una stanza come un microcosmo dell’abitare e del pensare in cui tutto si filtra e si distilla lentamente. Una stanza che non verrà mai abitata, ma che mostra la sua intimità in una forma di assenza, di vuoto.
La mostra si chiuderà il 12 settembre 2016 e sugellerà un legame ormai storico tra Milano e l’innovazione, intesa come capacità di rinnovare le forme d’arte attraverso una costante contaminazione con le provenienze internazionali.
Testo – marianna masciandaro